giovedì 6 novembre 2008

Dell'Utri il saggio

Dell'Utri: «La Rai deve cambiare.
Al Tg3 conduttori un po' dark»

Il senatore Pdl a tutto campo: «Mangano eroe a modo suo. Saviano? Lo capisco. Io vittima dell'Antimafia»

Marcello Dell'Utri (Ansa)
Marcello Dell'Utri (Ansa)
ROMA - Negli ambienti della Rai qualcosa sta cambiando. Ma molto resta ancora da fare. Questa, in sintesi, la posizione di Marcello Dell'Utri sulle ultime esternazioni del premier Silvio Berlusconi e sulla necessità più volte sottolineata dal presidente del Consiglio di diffondere ottimismo. Intervistato da Klaus Davi per «KlausCondicio», in onda su YouTube, il senatore non risparmia un duro attacco al servizio pubblico radiotelevisivo. «Berlusconi in prima persona continua a diffondere ottimismo. Io - spiega - penso che qualcosa per forza dovrà cambiare, non so cosa, con la nuova Rai, ma comunque qualcosa cambierà». Come? Partendo da un nuovo approccio stilistico. «Le notizie, certo, bisogna darle, sennò si torna al fascismo, ma c'è modo e modo di comunicarle. Magari con conduttori più gradevoli di adesso. Ed ecco l'affondo: «Io guardo il Tg3 - attacca Dell'Utri - e vedo che ci sono degli anchorman che hanno già una faccia un po' gotica, un po' dark. Sicuramente, ce ne sono più in Rai che sugli altri network. Credo che il direttore del telegiornale dovrebbe dimostrare un maggiore esprit de finesse in queste cose. Farle, dirle lo stesso, ma magari con un'altra espressione».

SAVIANO E L'ANTIMAFIA - Un'intervista a tutto campo quella che Dell'Utri ha concesso a Klaus Davi. Il senatore del Pdl ha anche risposte ad alcune domande su Roberto Saviano, sostenendo come lo scrittore di Gomorra abbia ragione a voler andarsene dall'Italia. «Il libro che ha scritto è un libro-denuncia e in quanto tale oggetto di tante attenzioni poco piacevoli». Nell'ampia intervista il senatore siciliano tocca anche il tasto antimafia: «C'è e ci sarà finchè esiste la mafia ed è un bene. Credo, tuttavia, che, allo stato attuale, il rapporto tra costi e benefici sia assolutamente sproporzionato, soprattutto quando alcuni procuratori antimafia "fanno politica"». In questo caso il riferimento del senatore Pdl è alle parole del procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, circa l'impossibilità per i giudici di processare i politici collusi con la mafia: «È giusto che l'Antimafia faccia il suo lavoro e si impegni. Certamente tra le tante richieste e le tante accuse che ha lanciato e formalizzato, alcune sono finite nel nulla. Antimafia sì, insomma, ma evitando di fare politica». E qui Dell'Utri ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «Non solo l'Antimafia, quanto piuttosto i procuratori di Palermo hanno usato molto e a sproposito lo strumento dell'aggressione politica. Io, onestamente - rivendica il senatore - me ne sento in assoluto una vittima. Non ci sarebbe stata l'accusa nei miei confronti se non ci fosse stata la grande affermazione di Forza Italia in Sicilia nel 1994. Più che intercettazioni, a inchiodarmi sono state dichiarazioni di pentiti suggerite, perché in molte inchieste molti pentiti hanno parlato di me due anni dopo le loro confessioni».

MUSSOLINI - Dell'Utri risponde a Klaus Davi anche su Mussolini. «Sbagliò, non c'è dubbio - spiega il senatore di Dell'Utri - ma quando era al potere lo Stato era più presente di quanto non lo sia adesso. Aveva dato, e in questo è stato l'unico, un senso di patria al Paese, che non c'era prima e non c'è stato neanche dopo».

MANGANO - Il senatore siciliano torna anche sull'argomento Mangano: «Malato com'era, sarebbe potuto uscire dal carcere e andare a casa, se avesse detto solo una parola contro di me o contro il presidente Berlusconi. Invece non lo ha fatto. Per me è un eroe, a modo suo» spiega Dell'Utri. «Un conto - aggiunge - è dire così, un conto dire che è un eroe in senso assoluto». Pronta la replica del leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «Dell'Utri - dice l'ex pm - non ha mai sconfessato se stesso, vede nei mafiosi degli eroi, lo ha sempre detto, è la sua cultura».

SCUOLA - Un accenno anche alla scuola e alle manifestazioni anti-Gelmini. «Concordo - sostiene Dell'Utri - con quegli internauti che definiscono "figli del fascismo rosso" quegli studenti che impediscono con la forza ad altri di studiare e di frequentare le lezioni, se è vero che, nell'accezione comune, tutto ciò che impedisce qualcosa agli altri è fascista».


fonte: http://www.corriere.it/politica/08_novembre_04/dellutri_klauscondicio_d4a71fda-aa64-11dd-8f4b-00144f02aabc.shtml

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