sabato 18 febbraio 2012

Cover magistrale: la Signora di ferro

Ecco una cover che, a mio modo di vedere, polverizza l'originale. Si tratta della rivisitaziona che l'apocalittica Diamanda Galàs fa del classico della canzone di protesta The iron Lady scritta nel 1965 da Phil Ochs.

L'originale:


e la cover:

domenica 12 febbraio 2012

Battisti, questo sconosciuto

Lucio Battisti è uno degli artisti meno conosciuti d'Italia. E' certamente fra i più famosi, ma ciò non significa che davvero si conosca davvero ciò che ha fatto. Lucio Battisti, considerato come il cantautore "popolare", in senso anche negativo, d'Italia, autore di melodia memorabili (ma melensi?) e di canzoni d'amore nella più classica (corriva?) tradizione della nostra musica. Insomma, si è fatto di Battisti una icona nazionalpopolare, commerciale, superficiale. Tuttavia Battisti è stato uno degli artisti e dei (non)personaggi più originali e innovativi d'Italia. E non mi sto solo riferendo alla misconosciuta, ma fondamentale, collaborazione con Panella, ma anche a quella "nazionalpopolare" con Mogol.
Già nel 1967, nel suo secondo singolo (Luisa Rossi/Era) lancia chiaramente dei segnali, in particolare nel lato B Era. Il delicatissimo accompagnamento è in parte costituito da registrazioni di chitarra montate al contrario, seguendo l'esempio dell'anno prima dei Beatles che in Revolver avevano fatto grande uso di questa tecnica. In Italia è una tecnica assolutamente nuova, e certamente rivela la volontà, lucidissima, di rinnovare la canzone italiana. Due anni più tardi questa tecnica fu usata di nuovo. Chi non ricorda la struggente Non è Francesca? Ma ricordate anche la coda strumentale? In realtà chiamarla coda non è esatto perché occupa più di metà della canzone. In pratica la parte cantata ha il ruolo di intro rispetto al vero contenuto della "canzone" che di fatto è un laboratorio per le sperimentazioni in sala di incisione di Lucio. Questa canzone è allora una sorta di "jam", ad un passo dalla creazione di un singolarissimo progressive-pop, e vedremo presto perché il riferimento al prog non è affatto azzardato.
Siamo al 1969 anno di uscita del primo album Lucio Battisti. Come il successivo (in verità un "disco non emesso") e il terzo (Emozioni) si tratta di raccolte di singoli, su cui gran parte della mitologia battistiana si fonda. Di questo periodo sono infatti Fiori rosa fiori di pesco, 7e 40, Acqua azzurra acqua chiara, Mi ritorni in mente, Un'avventura (presentata anche a Sanremo in accoppiata con Wilson Pickett), Dieci ragazze, Emozioni eccetera. Gran parte della celebrità di Battisti è dovuta alle canzoni precedenti al primo disco di Lucio.Questo è uno dei motivi che mi fa dire che Battisti è uno sconosciuto. Ovviamente ciò non significa che anche dopo Battisti scriverà canzoni famosissime ed entrate nell'immaginario collettivo. Ma andiamo con ordine, cercando di capire cosa succede nel 1971, che sarà argomento della seconda parte del post. Non perdetevelo!

domenica 29 gennaio 2012

Strano ma vero

Strano a dirsi, ma ho iniziato la mia "carriera" come traduttore online, collaborando con il famoso/famigerato sito www.scaruffi.com. Il mio capolavoro è la recensione del disco di Janelle Monae The Arch Android. (2010). Approfitto per segnalare che questa artista americana ha fatto proprio un bel disco, che mischia con una strepitosa nonchalance 60 anni si musica afroamericana. Ascoltatevelo!

martedì 24 gennaio 2012

Viva il servizio pubblico!

Una volta tanto che si può segnalare qualcosa di carino che avviene nel nostro servizio pubblico è un bene farlo. Da un po' di tempo mi sono appassionato al Quinto Canale della Filodiffusione. Molti di voi (come me fino a poco tempo fa) si chiederanno che cacchio è la filodiffusione: è una radio trasmessa attraverso la rete telefonica fissa, naturalmente utilizzando frequenze diverse da quelle telefoniche, ma che noi, che siamo tecnologici, possiamo avere anche tramite internet. Il Quinto Canale trasmette 24/7 musica classica e lirica della più varia estrazione, dai classici alla contemporanea, ripescando anche registrazioni storiche. E' una rete prettamente di  servizio, quindi niente pubblicità (che bello, sembra la BBC!). E' vero che, con internet, è estremamente facile trovare canali di classica. Però qui la qualità e la varietà sono davvero notevoli, e nel palinsesto si trovano anche le indicazioni discografiche dei pezzi trasmessi. Sì, la grafica è decisamente spartana, ma non si può avere tutto dalla vita!

lunedì 16 gennaio 2012

Il bello di Manchester

Io e Manchester ci stiamo frequentando. Siamo in quella fase in cui c'è interesse, ma è ancora presto per dire come il tutto si svilupperà. Tuttavia, mi piace questa città. Mi piace la sua vitalità, il suo essere trionfalmente moderna e contemporanea, senza niente di cui vergognarsi del fatto che è una città senza una storia antichissima alle spalle. In realtà ce l'avrebbe anche ma non è rimasta praticamente traccia. E' una città contrassegnata completamente dai mattoni rossi della sua epoca d'oro, quella industriale. E' una città che ha saputo riciclarsi dopo che le sua fabbriche di cotone sono state chiuse, come centro di servizi, come mostra la nuovissima Mediacity, nella città gemella di Salford. 
Una scultura presente nel People's History Museum

Sono molto belli i suoi musei, che oltre alle collezioni d'arte, rappresentano un grande viaggio nella costruzione della modernità, in particolare i suoi musei più importanti, l'Imperial War Museum North, (in un bellissimo edificio postmoderno), il People's History Museum e il Museum of Science and Industry. Il primo mostra come la guerra influisce e ha influito sulla vita delle persone. Bello, anche se non mostra, probabilmente per non urtare i numerosi bambini e ragazzini che lo frequentano. Comunque io avrei preferito qualcosa di più forte se no il rischio è sempre quello di far passare la guerra per una cosa "romantica". Il People's History mostra il percorso storico che ha portato al sistema di diritti, politici, civili e sociali di oggi (o dovrei dire di ieri??). Bello perché mette bene in risalto che i diritti sono sempre il frutto di una lotta per ottenerli, facendo anche vedere come la lotta per i diritti voglia dire anche e soprattutto migliorare la propria condizione di vita. Bello anche perché conun sacco di cose interattive, ad esempio si può cercare di fare delle scatolette di cartone come si faceva nelle fabbriche. Io ci ho provato, e con la mia velocità non sarei riuscito a portare a casa uno stipendio sufficiente a sopravvivere. 
Il Museum of Science and Industry è un vero capolavoro, un tempio da visitare per chiunque sia appassionato alla storia di come l'uomo abbia cambiato il proprio modo di vivere negli ultimi duecento anni. Ognuna delle numerose gallerie in cui è diviso il museo narra di come una singola disciplina, o una tecnica, abbia trasformato il mondo: si parla di produzione di energia, di scienza (in tutte le sue forme) di produzione industriale (con tanto di esibizione di macchinari d'epoca per la lavorazione del cotone), dei servizi sanitari delle città, dell'informatica, dell'aviazione. Il tutto presentato in maniera eccezionale (imperdibili gli ologrammi che riproducono scene di vita di famosi scienziati) e condito con il solito approccio interattivo, con un occhio di riguardo per i più piccoli. Imperdibile anche la sezione dei piccoli esperimenti scientifici pensato per bambini e ragazzi, in cui i succedono goichi di logica, piccoli esperimenti sul magnetismo, le leve, l'acustica, l'ottica. In questo contesto, non stupisce che tra studenti, ricercatori e insegnanti l'università di Manchester abbia prodotto ben 23 premi Nobel...

A presto per altre cose su Manchester!

Perché?

Ci sono delle cose che proprio non capisco. Una è questa: perché mai in quasi tutti i pub inglesi in cui sono stato (d'accordo, non moltissimi, purtroppo...) c'è, sia alla spina che in bottiglia, la Peroni?? Come se io andassi in un bar a Napoli e ordinassi un Nescafè...

domenica 8 gennaio 2012

Burton il reazionario

Non mi risultavano tendenze politiche conservatrici ti Tim Burton. La mia sorpresa è stata grande quando ho visto Nightmare Before Christmas. Una bella favola, non c'è dubbio, con un grande sfoggio di fantasia, carine le musiche. Non mi interessa discutere di queste cose, mi interessa solo mostrare che il messaggio che il film trasmette è assolutamente reazionario. La trama in breve: Jack Skeletron è l'abitante più importante del paese di Halloween, l'abitante che con la sua esibizione rende speciale la sua città. Un giorno scopre l'esistenza di un paese, il paese di Natale, pervaso dallo "spirito del natale" che dona gioia e felicità agli abitanti della città. Rapito da ciò che vede, Jack decide di appropriarsi di quello spirito e donarlo alla sua città. A questo punto, mi sono detto "vabbè, una semplice fiaba a lieto fine con l' "eroe" che dona alla sua città un nuovo modo di stare bene". In realtà non è affatto così. Certo, mi ha spiazzato questa evoluzione, ma credo che sia propio la dimostrazione di come certe volte è meglio la banalità. Il film infatti finisce con il fallimento disastroso del progetto di Jack, che ritorna nel suo paese a liberare Babbo Natale (o meglio, Nachele) che rimette tutto a posto. Nel frattempo Jack si rende conto dell'amore di Sally (che aveva tentato di dissuaderlo dal suo progetto. Fine della storia. E' una fiaba e come tutte le fiabe, ha una morale che mi sembra di potere riassumere così. "Tutti hanno un ruolo predestinato (bello o brutto che sia) che non può essere cambiato. Ogni tentativo di sovvertire quest'ordine è criminale, non può che condurre al fallimento. Ma si può trovare soddisfazione nell'amore!". In poche parole chi è sfigato ci deve rimanere, anche se ci si rende conto di essere condannati a non poter provare gioia e felicità. Chi è brutto è cattivo ci deve rimanere, anche se la sua anima è buona, come quella di Jack. A peggiorare le cose sta il fatto che Sally, chi per prima si rende conto dell'impossibilità di cambiare le cose e quindi della natura fallimentare del progetto di Jack, è proprio colei che è una sorta di schiavetta al servizio di uno scienziato della città di Halloween. Non sono sicuro che questo esito fosse voluto da Nurton, ma mi sembra anche che sia un esito reazionario innegabile. Dai visionari mi aspetto sempre qualcosa di diverso, ma forse sono un inguaribile ottimista...