mercoledì 12 novembre 2008

Frittata alla Mauro

Ricetta della cena di ieri:
3 uova
formaggio asiago.

Per una buona riuscita di questo piatto è fondamentale la qualità degli ingredienti.
Prendete le uova e apritele in una terrina. assicuratevi che il tuorlo presenti la consistenza molliccia tipica dell'uovo scaduto. Sbattete le uova energicamente.
prendete il formaggio e verificate che emetta il tipico odore fungino che contraddistingue il formaggio ammuffito.
tagliate a pezzi il formaggio, indi mettete in una pentola antiaderente, possibilmente con il film antiaderente cancerogeno danneggiato.
Cuocere fino alla doratura di ambo le parti della frittata.

Buon appetito!
(e buona fortuna)

domenica 9 novembre 2008

Contro eKik@tsu

Ecco gli undici leoni che andranno oggi all'assalto del penultimo posto...

Doni
Maicon
Silvestre
Mexes
Giovinco
Jovetic
Camoranesi
De Rossi (c)
Totti
Quagliarella
Ronaldinho

A disposizione

Artur, Costa, Zuniga, Kuzmanovic, Montolio, Menez, Paolucci

giovedì 6 novembre 2008

E se fosse lampadato?

Berlusconi: «Obama? Bello e abbronzato»

Il premier: «L'ho detto a Medvedev: è giovane e ha tutte le qualità per andare d'accordo con te»

Berlusconi con Medvedev (Epa)
Berlusconi con Medvedev (Epa)
MOSCA - Barack Obama è «bello, giovane e abbronzato» e quindi «ha tutto per andare d'accordo» con il presidente russo Dmitri Medvedev. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rispondendo a una domanda sul futuro delle relazioni russo-americane con il prossimo capo della Casa Bianca a conclusione del vertice italo-russo, a Mosca.

MESSIA - «Abbiamo commentato con particolare favore il modo in cui l'opinione pubblica ha accolto l'elezione di Obama - aveva detto il premier. - È stato presentato come un messia carico di speranze che auguriamo non vadano deluse». «Come anziano di età e di ruolo nella politica internazionale - aveva aggiunto il presidente del Consiglio - cercherò di mettere a disposizione tutta la mia esperienza per unire Obama e Medvedev, affinché i rapporti si sviluppino al meglio». Poi la battuta sull'«abbronzatura» di Obama: «È una carineria assoluta, un grande complimento» ha ribadito.

IL PD: «CHIEDA SCUSA» - Immediata, dopo la frase di Berlusconi, è arrivata la reazione del Pd. «La migliore delle ipotesi è che Berlusconi non riesca più a controllarsi» ha affermato Dario Franceschini, vicesegretario del Partito Democratico. «Berlusconi dimentica che le sue parole coinvolgono l'immagine del nostro Paese nel mondo - ha aggiunto - Dire che il presidente degli Stati Uniti è 'giovane, bello e anche abbronzato' suonerà alle orecchie di tutto il mondo come un'offesa carica di pericolose ambiguità. Chieda subito scusa e non coinvolga più l'Italia nelle sue affermazioni quantomeno di pessimo gusto». Più tardi Walter Veltroni ha detto che «le espressioni di Silvio Berlusconi colpiscono gravemente l'immagine e la dignità del nostro Paese sulla scena internazionale. Un uomo di Stato - ha aggiunto il segretario del Pd - non può consentirsi, con battute da cabaret, questa mancanza di rispetto. Auspichiamo - ha concluso - che al nuovo Presidente americano Barack Obama vengano al più presto rivolte scuse ufficiali e che da parte di tante persone serie presenti all'interno del centro-destra italiano possano venire prese di distanza da questi intollerabili comportamenti».

IDV: «RAZZISMO STRISCIANTE» - Insorge anche l'Italia dei Valori. «Con le sue battute infelici e grevi Berlusconi scredita l'Italia sullo scenario internazionale» ha dichiarato il capogruppo alla Camera Massimo Donadi. «Mai un presidente del Consiglio era caduto così in basso, lasciandosi andare a battute d'avanspettacolo che tradiscono un razzismo strisciante», ha aggiunto.

RONCHI: «ARRIVEDERCI...» - Ha preferito non commentare, invece, il ministro per le Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi. Ai giornalisti che gli chiedevano un commento, Ronchi, uscendo dal Consiglio dei minstri a Palazzo Chigi, è apparso prima incredulo e poi si è limitato a salutare i giornalisti: «Arrivederci...».

«GLI IMBECILLI» - Più tardi, Berlusconi è tornato sulle sue dichiarazioni: «Veramente c'è qualcuno che pensa che non sia stata una carineria?». «Se scendono in campo gli imbecilli - ha aggiunto - siamo fregati. Dio ci salvi dagli imbecilli.Come si fa a prendere un grande complimento come una cosa negativa? Ma che vadano a...». Anche il ministro Roberto Calderoli (che nel 2006, durante la trasmissione "Matrix", definì «signora abbronzata» la giornalista Rula Jebreal) difende il premier: « È stata una battuta, detta lì per scherzo. Non avrà alcune conseguenza. Tra l'altro, a Obama abbronzato io preferisco la Rula!».


06 novembre 2008

fonte:http://www.corriere.it/politica/08_novembre_06/berlusconi_obama_abbronzato_141c1e10-ac16-11dd-9d45-00144f02aabc.shtml

Dell'Utri il saggio

Dell'Utri: «La Rai deve cambiare.
Al Tg3 conduttori un po' dark»

Il senatore Pdl a tutto campo: «Mangano eroe a modo suo. Saviano? Lo capisco. Io vittima dell'Antimafia»

Marcello Dell'Utri (Ansa)
Marcello Dell'Utri (Ansa)
ROMA - Negli ambienti della Rai qualcosa sta cambiando. Ma molto resta ancora da fare. Questa, in sintesi, la posizione di Marcello Dell'Utri sulle ultime esternazioni del premier Silvio Berlusconi e sulla necessità più volte sottolineata dal presidente del Consiglio di diffondere ottimismo. Intervistato da Klaus Davi per «KlausCondicio», in onda su YouTube, il senatore non risparmia un duro attacco al servizio pubblico radiotelevisivo. «Berlusconi in prima persona continua a diffondere ottimismo. Io - spiega - penso che qualcosa per forza dovrà cambiare, non so cosa, con la nuova Rai, ma comunque qualcosa cambierà». Come? Partendo da un nuovo approccio stilistico. «Le notizie, certo, bisogna darle, sennò si torna al fascismo, ma c'è modo e modo di comunicarle. Magari con conduttori più gradevoli di adesso. Ed ecco l'affondo: «Io guardo il Tg3 - attacca Dell'Utri - e vedo che ci sono degli anchorman che hanno già una faccia un po' gotica, un po' dark. Sicuramente, ce ne sono più in Rai che sugli altri network. Credo che il direttore del telegiornale dovrebbe dimostrare un maggiore esprit de finesse in queste cose. Farle, dirle lo stesso, ma magari con un'altra espressione».

SAVIANO E L'ANTIMAFIA - Un'intervista a tutto campo quella che Dell'Utri ha concesso a Klaus Davi. Il senatore del Pdl ha anche risposte ad alcune domande su Roberto Saviano, sostenendo come lo scrittore di Gomorra abbia ragione a voler andarsene dall'Italia. «Il libro che ha scritto è un libro-denuncia e in quanto tale oggetto di tante attenzioni poco piacevoli». Nell'ampia intervista il senatore siciliano tocca anche il tasto antimafia: «C'è e ci sarà finchè esiste la mafia ed è un bene. Credo, tuttavia, che, allo stato attuale, il rapporto tra costi e benefici sia assolutamente sproporzionato, soprattutto quando alcuni procuratori antimafia "fanno politica"». In questo caso il riferimento del senatore Pdl è alle parole del procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, circa l'impossibilità per i giudici di processare i politici collusi con la mafia: «È giusto che l'Antimafia faccia il suo lavoro e si impegni. Certamente tra le tante richieste e le tante accuse che ha lanciato e formalizzato, alcune sono finite nel nulla. Antimafia sì, insomma, ma evitando di fare politica». E qui Dell'Utri ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «Non solo l'Antimafia, quanto piuttosto i procuratori di Palermo hanno usato molto e a sproposito lo strumento dell'aggressione politica. Io, onestamente - rivendica il senatore - me ne sento in assoluto una vittima. Non ci sarebbe stata l'accusa nei miei confronti se non ci fosse stata la grande affermazione di Forza Italia in Sicilia nel 1994. Più che intercettazioni, a inchiodarmi sono state dichiarazioni di pentiti suggerite, perché in molte inchieste molti pentiti hanno parlato di me due anni dopo le loro confessioni».

MUSSOLINI - Dell'Utri risponde a Klaus Davi anche su Mussolini. «Sbagliò, non c'è dubbio - spiega il senatore di Dell'Utri - ma quando era al potere lo Stato era più presente di quanto non lo sia adesso. Aveva dato, e in questo è stato l'unico, un senso di patria al Paese, che non c'era prima e non c'è stato neanche dopo».

MANGANO - Il senatore siciliano torna anche sull'argomento Mangano: «Malato com'era, sarebbe potuto uscire dal carcere e andare a casa, se avesse detto solo una parola contro di me o contro il presidente Berlusconi. Invece non lo ha fatto. Per me è un eroe, a modo suo» spiega Dell'Utri. «Un conto - aggiunge - è dire così, un conto dire che è un eroe in senso assoluto». Pronta la replica del leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «Dell'Utri - dice l'ex pm - non ha mai sconfessato se stesso, vede nei mafiosi degli eroi, lo ha sempre detto, è la sua cultura».

SCUOLA - Un accenno anche alla scuola e alle manifestazioni anti-Gelmini. «Concordo - sostiene Dell'Utri - con quegli internauti che definiscono "figli del fascismo rosso" quegli studenti che impediscono con la forza ad altri di studiare e di frequentare le lezioni, se è vero che, nell'accezione comune, tutto ciò che impedisce qualcosa agli altri è fascista».


fonte: http://www.corriere.it/politica/08_novembre_04/dellutri_klauscondicio_d4a71fda-aa64-11dd-8f4b-00144f02aabc.shtml

lunedì 3 novembre 2008

Amanda e i Rom

Oggi pomeriggio ho acceso la televisione e mi sono beccato su canale 5 un servizio su Amanda Knox. Ho vinto l’iniziale istinto a cambiare canale perché volevo verificare una sensazione che già più volte avevo provato. Ossia la mitizzazione di questa ragazza che è accusata di omicidio. Mitizzazione in senso letterale nel senso che Amanda è stata in un certo senso sganciata dalla realtà ed inserita in un contesto da fiction, diventando il suo crimine non un atto efferato, ma l’azione di un personaggio e pertanto, sottratto al nostro giudizio morale.
L’autrice del servizio metteva in risalto in primo luogo alcune caratteristiche di Amanda: bella, colta, intelligente, piena di interessi. Perché avrebbe dovuto compiere un delitto? L’equazione è evidente: il bello ricco e colto non può avere istinti omicidi (o magari agire sotto effetto di stupefacenti.), è affare del povero brutto e ignorante. Come inserire allora il delitto in contesto che risulti fruibile dai telespettatori e vendibile dai giornalisti? Solo esasperando il contrasto fra la bellezza, eccetera e la sua condizione di assassina. Il delitto viene traslato in un discorso in cui la povera Meredith è quasi ridotta ad essere un semplice momento necessario allo svolgimento della trama della narrazione su Amanda e il delitto in sé perde di importanza. In questo contesto perde anche di importanza se effettivamente abbia o no commesso il delitto, e la simpatia che traspare per Amanda non è dovuta alla sua natura di accusata ingiustamente, anzi la giornalista criticava la presa di posizione apertamente “innocentista” presa dalla stampa e dall’opinione pubblica americana.
E qui la cosa si fa interessante perché il fatto che Amanda sia straniera, anzi extracomunitaria, rende la vicenda più speziata.
L’osservazione più banale è che la schema classico dell’informazione italiana (lo straniero, oltre ad essere povero ignorante e cattivo, è anche quasi inevitabilmente un criminale, mandiamoli tutti a casa, o perlomeno facciamo in modo che si vedano il meno possibile) non può funzionare per il semplice fatto che Amanda è un’americana o meglio una wasp (white anglo-saxon protestant) il che appunto, fa saltare gli schemi (sarebbe stato interessante vedere la reazione dei media di fronte ad una afroamericana, si potrebbe convincere una a fare un omicidio).
Possiamo complicare un po’ le cose dicendo che in questo caso è lo schema più generale colpa-condanna mediatica è saltato. Non è più in palio la giustizia, il trovare il colpevole, la cosa importante è che la trama sia avvincente. I colpi di scena sono benvenuti perché non c’è in ballo un rito collettivo che necessiti di un capro espiatorio.
Voglio fare un paragone azzardato ma assolutamente pertinente. Qualche tempo fa in Italia si alzò un coro di vibrante protesta quando sulle prime pagine dei giornali venne sbattuta in prima pagina la notizia di una zingara che aveva rubato (tentato di rapire) una bambina. Lo schema interpretativo proposto dai media e subito fatto proprio dagli italiani (non tutti, spero) era quello colpa/condanna. Peccato che la notizia non fosse vera. O meglio i due rom erano stati accusati, passando 4 mesi in galera ingiustamente, ma non avevano tentato alcun rapimento. Della vicenda ha parlato in maniera molto saggia John Foot sull’ultimo numero di Internazionale, in un articolo significativamente intitolato “ladri di verità”.
Naturalmente i giornali, in primo luogo il “progressista” la repubblica, lesto a sbattere i mostri in prima pagina, non hanno dato rilevanza all’assoluzione (verifica facilissima da fare: digitare in google rom rapimento bambini repubblica. Uscirà, come primo risultato la notizia del “rapimento” su repubblica.it e la notizia dell’assoluzione viene data solo da siti di informazione indipendente).
È evidente che lo schema interpretativo era semplicemente quello arci noto del rapimento di bambini da parte di streghe cattive o straniere che conosciamo fin dalla fiabe (hansel e Gretel). È uno schema che fa, ahimè, parte del nostro immaginario collettivo su cui il giornalismo (ma possiamo davvero chiamarlo tale?) fa affidamento per i titoli scandalistici. Purtroppo il giornalismo, che dovrebbe essere parte integrante nella formazione del cittadino razionale soggetto della democrazia liberale (mi sto allargando, ma smetto subito) preferisce invece pescare nel più reazionario e oscurantista immaginario collettivo, creando un circolo vizioso davvero pericoloso: con la notizia che fa proprio un luogo comune e lo rafforza a sua volta, con la sua credibilità e autorevolezza professionale, mentre la notizia vera, l’assoluzione, non trova uno spazio e una forza necessaria per scardinare credenze tanto radicate, anzi non trova spazio proprio per niente…